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L’H.R. Management. C’era una volta…

 

Post COVID-19. H.R. Management: tutto da ricostruire?

Si sa, non c’è migliore qualità che quella dell’ascolto.

Ascoltare i nuovi segnali, quelli che le ondate di piena del cambiamento hanno portato in superficie, ma anche quelli deboli che restano sotto il pelo dell’acqua.

Imparare a convivere con la crisi: riflettere, valutare, scegliere. Per un miglioramento, una rinascita, una ripresa consapevole. 

Creare un “CdF”, un Comitato di Fiducia, dove la forza sulla quale puntare, ancora più di prima, sia quella del Gruppo. Senza, però, dimenticare il singolo con le sue qualità e risorse infinite, oltre le competenze tecniche. Individualità in relazione.

La metafora di una fiaba per ricreare Alleanza e Forza nel futuro.

 

“C’era una volta un bellissimo castello di vetro, al centro di un vasto regno con una fonte di acqua cristallina che faceva risuonare la sua voce allegra giorno e notte.

Il castello era liscio e trasparente fuori, un po’ increspato e aggrovigliato dentro le sue stanze.

Lo abitava un giovane Re che governava i suoi sudditi con decisione e un pizzico di follia.

Donne e uomini valorosi lo supportavano in tempo di pace e di armi.

Dentro al castello un viceré e  una ancella fedele si prendevano cura di tutti i compiti ordinari e straordinari del giorno.

Altre dame puntigliose registravano l’andamento demografico del regno; altri fidati, precisi al dettaglio, si occupavano di verificare le entrate e le uscite autorizzate per i confini del reame.

Poi un gruppetto di dame di corte pronte all’ascolto, si dedicavano ad accogliere  ed intervistare forestieri utili allo sviluppo delle attività, seguendoli per il tempo della loro permanenza, a volte fino all’ultimo dei loro giorni.

Ancora, scrupolosi funzionari si preoccupavano di pagare mensilmente ai proprietari di terre il giusto compenso per il raccolto dei campi e alcune donne di legge vegliavano a che nessuna infrazione nel regno venisse commessa.

Poi, una attenta cortigiana si occupava del controllo delle spese di libagioni e provvigioni.  Si aggiungeva un gruppo di sudditi che impartiva lezioni a piccoli e adulti per preparare alle richieste della nuova ed ignota vita.

Un fido aiuto del Re, poi, guidava il corpo di guardia a stanare i ribelli e a garantire la sicurezza del regno.

Talvolta il meccanismo quasi perfetto nel castello si inceppava, ma tutto funzionava bene o male a pieno regime.

Eppure…il Re era inquieto. Avvertiva un pericolo che si avvicinava, ma non capiva cosa stesse per accadere.

Chiamò, cosi, al suo cospetto un giovane principe, chiedendogli aiuto.

“Cosa debbo fare, Sua Maestà?” – disse l’uomo. “Scegli il più veloce cavallo, raccogli le cibarie più nutrienti, controlla le armi e le frecce al tuo arco e parti” – rispose il re.

“Per andare verso dove?” – incalzò il giovine. Il Re lo guardò fissamente, scosse la testa, chiamò una guardia e lo fece portare con forza fuori dalla stanza.

Il Re mandò così a chiamare un secondo giovane, di aspetto robusto e sguardo lesto. “Cosa debbo fare, Sua Maestà?” – chiese il ragazzo. “Scegli il più veloce cavallo, raccogli il maggior numero di cibarie, controlla le armi e le frecce al tuo arco e parti” – rispose il Re. “Ma il regno è vasto! – replicò il giovane – “Come posso orientare il mio andare senza indicazioni?”.  Il Re lo guardò fissamente, scosse la testa, chiamò una guardia e lo fece portare con forza fuori dalla stanza.

Per la terza volta il Re fece condurre a sé un giovane: magro, stranito, mal vestito, ma dal sorriso luminoso.

“Cosa debbo fare, Sua Maestà?” – chiese con voce ferma il giovane. “Scegli un purosangue, raccogli ciò che ti abbisogna per il viaggio, controlla le armi e le frecce al tuo arco e parti” – replicò il Sovrano. Il giovane si inginocchiò, lo ringraziò per l’incarico affidatogli, si alzò e corse via, perdendo il cappello e una chiave che aveva in tasca.

Il giovane dal sorriso luminoso corse a prendere un vecchio ronzino che sonnecchiava all’ombra di un ulivo, mise in tasca del panciotto strappato un pezzo di pane e uno di formaggio muffo, chiuse nella bisaccia due sassi e partì. Chi lo vide racconta che sembrava scappasse da un incendio, tanto correva.

Il Re intanto, si stava consultando con il suo viceré nel salone del trono: “Che ne pensi del giovane?” – gli chiese –  e il secondo lo guardò, alzò le spalle e replicò: “sapesse Sua Maestà verso cosa lo ha diretto…”. Un momento di silenzio si distese beato e sornione tra i due. Poi il Re congedò il suo secondo non prima di essersi confermati fiducia reciproca.

Nel frattempo il giovane dal sorriso luminoso aveva arrestato la sua corsa in una radura: si era disteso su un prato e, con un filo d’erba tra i denti, guardava alcune nuvolette bianche stese sul filo del cielo.

D’improvviso sentì qualcuno che parlava. No, si sbagliava: non parlava, narrava. Si alzò e quatto quatto si indirizzò verso la voce. Dietro un cespuglio un nanetto riccio e biondo si leggeva una fiaba. “Chi sei?” – gli chiese con il suo sorriso luminoso. “Un contastorie!” disse il nano. “A chi conti?” “A chi sa ascoltare. E tu dove corri?” – ribatté il nano. “Incontro a qualcosa che arriva da lontano” disse il giovane. Il contastorie lo fissò pensieroso e disse: “vengo con te: posso servirti”.

I due si incamminarono verso la notte sul ronzino che sbandava per via come ubriaco di stanchezza. Avrebbero trovato un posto per dormire.

Al castello intanto il Re era inquieto, avvertiva un pericolo che si avvicinava, ma stentava a comprendere cosa stesse per accadere.

Un nuovo giorno sbadigliò mentre il giovane dal sorriso luminoso e il nano si dividevano il pezzo di pane e quello di formaggio, dopo avere spento il fuoco che avevano acceso, prima di addormentarsi, strofinando le due pietre.

Si rimisero per via…”Quale via?” si chiedevano senza dirsi una parola.

Ad un tratto il cantastorie volle sapere del castello di vetro del Re: era sicuro che ci fosse una stanza che avesse a che fare col pericolo incombente di cui il giovane gli aveva detto.

“Dobbiamo andare avanti! Non possiamo tornare indietro senza avere fermato il pericolo” urlò il giovane con il sorriso luminoso ora smorzato. Ma il nano cantastorie disse: “la nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose”.

Si presero per mano e, tirando il ronzino per le redini, arrivarono al castello in un lampo.

Il Re, vedendo tornare il giovane in così breve tempo, si innervosì – di certo non aveva scovato il pericolo che incombeva – e chiamò le guardie. Ma il nano cantastorie le fermò e chiese al re se vi fosse una stanza chiusa nel castello di vetro. “No!” – disse il re. Proprio mentre il viceré porgeva al nano biondo la chiave che aveva trovato per caso.

Ma la stanza dov’era?

Il nanetto e il principe dal sorriso luminoso chiamarono a raccolta tutti gli abitanti del castello e li sguinzagliarono in ogni anfratto, ciascuno con una campanella tra le mani.

Cerca qui e cerca là… chi avesse osservato la scena da fuori, attraverso i vetri trasparenti del castello, avrebbe visto un nugolo di gente che si affrettava.

Ad un tratto un forte tintinnio risuonò! Qualcuno aveva trovato una porta chiusa e suonava la campanella per richiamare tutti a raccolta!

Il nanetto ricciolo biondo, con le mani che tremavano per l’emozione, fece cadere la chiave. Un Ohhhhh si levò dal gruppo. Raccolse la chiave e ancora la mano tremò e la chiave cadde. Ohhhh ohhhh il gruppo ripeté.  Al terzo tentativo la chiave girò nella toppa e risuonò il suo scatto tutt’intorno. Il nano spinse la porta.

Tutti trattenevano il fiato e si accalcavano per guardare oltre il battente.

La Principessa del Futuro stava al centro della stanza. In una lunga veste di prezioso broccato con un inestimabile strascico di pietre preziose e fiori di primavera rivolgeva il suo viso luminoso ai presenti, viso reso ancora più splendente dalla corona d’oro zecchino che impreziosiva il suo capo. Tutt’intorno, silenzio.

Con un gesto quasi impercettibile la Principessa chiamò a sé il Re. “Il pericolo che temi sono forse io?” – gli disse con voce color del miele – “Un Re….. quale tu sei cosa può temere? Guardati intorno: solo non sei”.

Donne e uomini del Personale, qual è il titolo della fiaba?

 

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