È una attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
Storia del counseling
Esordi e Frank Parsons
Partiamo dall’inizio: il termine counseling origina dal latino consol (con-sol) al principio, poi cum-sol.
E’, quindi, l’unione tra la preposizione con e il termine sul, suolo https://www.assocounseling.it/docs/articoli/2007_perussia_counseling.pdf.
Considerando, però, che nel latino classico consol esisteva solo al genere plurale consules, il termine counseling identificava il camminare insieme, l’andare su un terreno comune.
Non finisce qui: consol si sostanzia nel verbo consulere, deliberare, consigliare. Counseling è termine spesso traducibile nella nozione di “consulenza”, ma che non risponde a ciò che realmente il counseling è.
Tale interpretazione ci porta fuori la strada da percorrere insieme, che, invece, chiede di condurci a Frank Parsons (1845-1908), professore americano, riformatore sociale ed intellettuale che per primo coniò il termine counseling.
Parsons nel 1908 fondò il “Vocation Bureau” in un distretto di forte immigrazione di Boston, dove s’intervistavano e valutavano i giovani, fornendo loro informazioni circa possibili scelte di carriera anche esplorando i loro sentimenti circa il lavoro che avrebbero voluto fare. Il Bureau funzionò da catalizzatore per l’espansione del counseling nelle scuole e nei servizi di orientamento vocazionale in tutti gli USA http://www.psicologiadellavoro.org/teorie-e-modelli-del-counseling-le-radici-teoriche/
A metà del Novecento: Carl Rogers
E’, però, il padre del counseling moderno, Carl Rogers (1902-1987) https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Rogers, che negli anni ’50 dà risonanza al termine counseling nel suo libro La terapia centrata sul cliente, definendolo quale
“relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà
senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità”
Carl Rogers vive il ‘900, nel momento in cui si assiste alla nascita della psicologia quale scienza autonoma dalla filosofia e che si occupa di studiare il comportamento umano (il Comportamentismo sarà il movimento che, nei primi decenni del ‘900 condurrà ricerche scientifiche in ambito psicologico https://it.wikipedia.org/wiki/Comportamentismo).
Carl Rogers si orienta verso la psicologia umanistica di matrice fenomenologica e il suo pensiero si può riassumere sinteticamente nella espressione: “sono una persona e sono io che scelgo”.
Per Rogers è fondamentale prestare attenzione alla persona e alle risorse che ha al suo interno.
Il comportamento umano per Rogers è mosso da una spinta interiore, da una motivazione personale ad apprendere, dal proprio coinvolgimento personale in ciò che fa e sente e pensa. Le potenzialità interne della persona, quando emergono, possono modificare e trasformare la persona stessa ed il suo ambiente.
Per Rogers la persona ha un valore, come lo hanno un valore le sue esperienze, i suoi desideri, le sue aspirazioni, le sue sofferenze e contraddizioni. Attraverso la relazione di counseling la persona attiva un processo di trasformazione in cui “la soggettività trova le modalità espressive meglio rispondenti ai suoi bisogni”.
Alla morte di Rogers nascono nuove modalità di relazione di aiuto: da un lato impostazioni che riferiscono alla concezione fenomenologica della persona e, dall’altro, approcci che si basano su una concezione scientifica della persona di stampo positivistico. Centro di ogni approccio sono i differenti modi di concepire la persona e la sua cura.
In Italia
In Italia il counseling fa la sua comparsa negli anni ’80, ma il termine entra in uso negli anni ’90, delineandosi più con le caratteristiche di nuove possibilità di formazione piuttosto che di diffusione di pratiche di intervento.
Assocounseling, associazione professionale ai sensi della Legge 14 gennaio 2013 n. 4 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/01/26/13G00021/sg, nella prima Assemblea dei soci del 2011, definisce il counseling professionale
un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
Il counseling offre, quindi, uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.
E’ un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici.
Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni e può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.
E’ un Incontro: durante una seduta di counseling, o durante un lavoro di gruppo, il cliente si immerge nello spazio messo a sua disposizione per raccontare una storia, per narrare di sé: in ogni seduta si assiste all’incontro tra colui che narra e colui che ascolta e nel quale si riflettono vissuti intensi ed emozioni profonde.
E’ un camminare insieme nel viaggio di esplorazione e scoperta di sé.
E’ il compiersi di una magia: lo stare in contatto con l’altro, risuonando le medesime note.
Obiettivo non è solo risolvere un problema particolare, ma aiutare l’individuo a crescere perché possa così affrontare sia il problema attuale che quelli successivi in maniera più integrata.
E tutto ciò che il counseling rappresenta per me mi rimanda ad una intervista rilasciata da Mons. Carlo Maria Martini, alla rivista “Kos”, dal titolo “Tu quis es: la domanda che ci cambia”.
1. riconoscere coraggiosamente ciò che io non sono;
2. incontrare l’Altro nel suo “ambiente” e nella sua storia;
3. avere il senso dello stupore, ossia la capacità di meravigliarsi che suscita ricerca;
4. essere disponibili ad andare verso l’invisibile;
5. accettare insieme anche il reale nelle sue manifestazioni meno appariscenti.
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