Chi sono

Eccomi a te che mi scopri per la prima volta

Sono una counselor e una cantastorie.

Quale counselor libero professionista ad indirizzo integrato di base rogersiana mi occupo di casi individuali, di coppia e famigliari. Mi rivolgo anche al mondo adolescenziale con progetti di counseling volti alla scoperta e riscoperta di sé. Conduco e coordino gruppi di lavoro specifici per l’analisi di casi di counseling.

In veste di cantastorie realizzo progetti e laboratori di educazione emotiva e di sviluppo personale in ambito aziendale, sociale e scolastico.

Sono socia di Assocounseling (Associazione professionale di categoria) e dell’Associazione culturale La voce delle fiabe di Udine, Piccola Scuola Italiana per Cantastorie.

La vita mi ha donato un bel viaggio formativo, prima, e professionale poi, senza manuale delle istruzioni e lasciandomi così libera di fare e disfare. Diploma di liceo linguistico in prima battuta: ottima scelta – dico oggi – grazie anche a due insegnanti di lettere illuminati e portatori di un modo di guardare alle cose creativo (negli anni novanta fare lezione sotto ad un ciliegio in fiore non era usuale) e una prof di latino straordinaria che mi hanno disegnata per sempre. Poi la laurea in lingue e letterature straniere moderne, con specializzazione in Storia del Teatro francese, perché… in una serata d’autunno fui rapita da uno spettacolo di Giorgio Strehler, I giganti della montagna, al Piccolo Teatro di Milano, e dalle sue parole:

“(…) qualche volta bisogna pure parlare a qualcuno. E poi (…) è come mettersi davanti a se stessi con coraggio. Cerchi, cerchi e cerchi che si allargano uno nell’altro, confini sempre più vasti nei quali ti perdi. Al centro questo cuore, questo cervello che cerca di limitare e capire le cose più grandi al tempo stesso.
Che pazzia! Dunque: faremo quello che potremo. Farò quello che potrò”

Giorgio Strehler

Pensate sia un caso che la mia tesi avesse quale oggetto i tropismi e la sottoconversazione nell’opera di Nathalie Sarraute, una romanziera francese che per l’intera vita si era dedicata alle parole come esseri viventi autonomi, diritto e rovescio del linguaggio?

Fresca di pergamena, a fine anni ’90 mi si è spalancata la porta del mondo del lavoro e sono entrata in punta di piedi nel “tempio” allora sconosciuto per me, ma affascinante della Direzione del Personale.
Qualche anno di gavetta in una associazione di categoria e in una società di consulenza organizzativa, cercando di orientarmi tra i temi teorici propri della gestione HR: selezione, formazione, organizzazione, compensation, valutazione delle prestazioni e carriere.
Poi un ventennio alla Direzione del Personale quale responsabile HR dell’area Ricerca di un prestigioso I.R.C.C.S. milanese dove ho tradotto in azioni concrete ciò che avevo appreso con libri e testimonianze dirette di Direttori del Personale (il mio sapere, ma ancora tanto da imparare) e il mio saper fare. Il continuo confronto e condivisione con situazioni e persone hanno affinato il mio ascolto ed il mio saper essere.

Sono ancora in viaggio…io Roberta Berno, oggi counselor e cantastorie. Professionista dell’ascolto.

“Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti”.

Pablo Neruda

Roberta Berno, Counselor e Cantastorie

Altro su di me

Fuor di professione, ma parte integrante della stessa, la mia vita privata è arricchita da:

Gianluca, marito di lungo corso: solido sparring partner e forte sostenitore di tutti i miei progetti di vita e lavoro, ha condiviso negli anni le mie continue evoluzioni con estrema fiducia nel mio modo di essere e nel modo con quale accompagno gli altri ad essere;
Barone e Bianca Barbottina, gatti con le ciabatte, altro che stivali! Di una pigrizia a tratti mortifera, hanno scelto (loro!) di adottare me e Gianluca quali loro “umani da compagnia” e ogni giorno ci insegnano i fondamenti dell’Amore unico ed incondizionato (al di fuori dell’orario dei pasti);
girandole di amici che fanno volteggiare di colori giornate di festa e serate distensive;
sedute di yoga che donano energia e forza agli stati mentali positivi e sostengono il mio ben-essere da condividere con il ben-essere altrui;
film “delizia”, come amo definire i “miei” Colazione da Tiffany, II fantastico mondo di Amelie, Mary Poppins, Alice in wonderland e Il mio amico Totoro, perché, prendendo a prestito le parole di Italo Calvino, afferrare la vita con leggerezza non è superficialità, è planare sulle cose dall’alto e non avere macigni sul cuore;
magia del palcoscenico teatrale che mi porta a vivere la rappresentazione di vicende felici o sventurate come se fossero esperienze ed emozioni mie proprie e, per il tempo delle singole scene, mi fanno spogliare di un ruolo e mi vestono di abiti nuovi;
lingua dei segni, desiderio intenso di imparare a “segnare”, ma irrealizzabile per me: ci ho provato, giuro se ci ho provato! per un intero anno, a lezione tre volte la settimana, fino a quando ho compreso che solo accogliendo il mio limite sarei cresciuta in consapevolezza (chiedendo, comunque, ai miei genitori perché non mi avessero mandata a lezione di psicomotricità da bambina) e ancora convinta di essere una “segnante” nel cuore;
libri ed albi illustrati, amici sinceri che insegnano che il mondo è fatto di storie e che ognuno di noi ha la sua da raccontare, basta saperla ascoltare: ancora citando Calvino, “i classici sono quei libri che non finiscono mai di dirci qualcosa”;
viaggi, il fragore delle cascate Vittoria risuona ancora dentro di me e il mal d’Africa posso giurare che esiste, come resiste e persiste il silenzio assordante dell’esercito dei Guerrieri di terracotta che marciano immobili con passo spedito e fiero nell’eternità;
risotto, durante il suo lungo tempo di cottura, il continuo mescolare mi fa perdere nelle riflessioni e nella preparazione di progetti. Non è solo il risotto alla milanese ad ispirarmi (troppo scontato per una “polentona” come me), ma soprattutto l’amalgama di sapori e colori differenti (tutti invitati a gustare melone e menta!);
esplorazioni nel bosco, come Cappuccetto Rosso, per raccogliere antichi segreti custoditi tra foglie e radici e condividere con l’Altro le scoperte e trovarne il seguito;
indagini interiori, con strategie, azioni mirate e un pizzico di stravaganza, vado a stanare, come Topolino, i cattivi…pensieri bui per trasformarli in luce viva;
folate di vento che scompigliano ricci e pensieri;
commozione, mi emoziono per i miracoli che la vita regala ogni giorno;
tempo di ogni attesa: 7, 14, 21 – dicono le fiabe – anni, mesi, giorni, secondi, attimi di qualcosa che sta per essere e che ancora non è, ma mi sorprende ad attenderlo nel mio qui ed ora;
la radice del mio cuore che, come il padre di Pollicino, non venderei per tutto l’oro del mondo.