Il ragazzo non ci pensò due volte: versò l’olio sulle radici e lo spalmò sul fusto e sui rami del baobab. Ma
poiché l’albero era grande, in poco tempo l’olio dell’orcio finì.
Il ragazzo, stremato, si accasciò al suolo e cominciò a piangere. “E adesso chi mi restituisce il mio olio?”
“Non ti avvilire” disse il baobab. “Tu sei stato generoso con me: mi hai donato il tuo olio che mi ha salvato la
vita. Io ricambierò il tuo dono: ti darò una fascina dei miei rami.”
E così il ragazzo raccolse la fascina di rami che l’albero gli aveva dato, se la mise sulle spalle e sotto quel
peso proseguì il suo viaggio.
Cammina cammina, arrivò vicino a una zona rocciosa, ai piedi di una montagna. Lì, al riparo di una rupe,
sostavano dei mercanti. Avevano acceso un fuoco per cuocere il cibo, ma le fiamme si stavano
estinguendo, perché al posto della legna avevano messo a bruciare soltanto pochi stracci. “Tenete questa
fascina, amici” disse il ragazzo, e porse loro la legna. I mercanti presero volentieri la fascina, che subito si
incendiò, avvolta da una bella fiamma scoppiettante.
Rendendosi conto che la sua fascina andava in fumo, il ragazzo esclamò: “Oh, no! La mia fascina!”
“Non disperarti” dissero i mercanti. “Sappiamo essere generosi con chi è stato generoso con noi. Prendi
questo sacco di sale. E’ merce preziosa: vedrai che il cambio sarà tutto a tuo vantaggio.”
Il ragazzo, ormai rassegnato, si caricò in spalla il sacco di sale, salutò i mercanti e riprese il cammino.
Si inerpicò sulla montagna, poi scese dall’altra parte e arrivò al fiume. Stanco e affaticato, si sedette vicino
alla riva e bevve per dare ristoro alla sua sete.
“Non sai di molto” disse il ragazzo al fiume, dopo aver ingoiato una lunga sorsata. “La tua acqua non ha
sapore e non disseta.”
“Se non so di molto, non so che farci” disse il fiume, offeso. “Gettami del sale, se desideri che la mia acqua
sia saporita.”
Il ragazzo aprì il suo sacco di sale e lo versò tutto nelle acque del fiume. Subito dopo aver gettato il sale,
vedendo che spariva nell’acqua e si scioglieva all’istante, il ragazzo si gettò a terra e urlò: “Che sciocco
sono! E adesso?”
“Su, non ti disperare” disse il fiume. “In cambio del sale ti darò i miei pesci.”
“Come li prendo i tuoi pesci, con le mani?” si lamentò il ragazzo. “Non ho nulla con me per pescare.”
“Vedi quella rete sulla riva?” disse il fiume. “Gettala, e farai una pesca abbondante.”
Il ragazzo fece come gli aveva detto il fiume: gettò la rete, e quando la trascinò a riva, era colma di grossi
pesci guizzanti. Il ragazzo ringraziò il fiume, si caricò in spalla la rete piena di pesci e continuò il suo viaggio,
seguendo il corso del fiume.
Il fiume attraversava un villaggio. Il ragazzo vide degli uomini che correvano tra le capanne: cercavano di
catturare delle cavallette. Incuriosito da quel trambusto, il ragazzo fermò uno degli uomini e gli chiese: “Che
cosa state facendo? Perché vi affannate tanto per acchiappare le cavallette?”
“Il nostro re” rispose l’uomo “ha ricevuto la visita di un gruppo di ricchi signori di una terra lontana, ma il
nostro villaggio è povero e non abbiamo nulla da offrire loro. Per questo stiamo cacciando le cavallette.”
“Ho io quello che fa per voi” disse il ragazzo. “Portatemi dal vostro re.”
Il ragazzo fu portato davanti al re. Depose ai suoi piedi la rete traboccante di pesci e disse: “Ecco, re, ho qui
con me quanto serve per sfamare i tuoi ospiti.”
Il re ringraziò il ragazzo per il dono generoso. Il pesce fu portato via, venne arrostito e poi servito agli ospiti.
Quando la cena fu terminata e gli ospiti se ne furono andati, il ragazzo vide che non era avanzato nemmeno
un pesce. Così andò dal re e disse: “Come farò ora senza i miei pesci?”
“Va bene, ragazzo” disse il re. “Che cosa vuoi in cambio della tua generosità? Chiedimelo, e se posso te lo
darò.”
Allora il ragazzo disse: “Re, io desidero che tu mi dia tua figlia in sposa.”
“Va bene” disse il re. “Sono felice di dare in sposa mia figlia ad un giovane così generoso. Prendila con te.
Amatevi e cercate di essere felici insieme.”
E così la ragazza indossò un abito rosso e oro, e anche il ragazzo venne vestito con l’abito dello sposo. E
dopo il matrimonio ripartirono verso il villaggio del giovane su un asinello.
La madre e il fratello grande andarono incontro al fratello piccolo, stupiti di rivederlo dopo tutto quel tempo.
“Salve, fratello. Salve, madre” disse lui. “Questa è la mia sposa, la figlia di un re, che ho avuto in cambio
dell’uccello dalle piume rosse e oro.”
“Non è possibile” disse il fratello grande, sbalordito.
“Certo che è possibile!”. E dopo aver raccontato la loro storia partirono insieme per un lungo viaggio e
vissero lunghi anni felici e contenti.